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Buon Natale

Aggiornamento: 16 ago

di Dino Garrafa




Parlami ancora del Natale, mamma.


L’albero è grande e sale verso il cielo. Sopra l’albero c’è una luce che si accende e si spegne. Ho provato a contare ogni quanti secondi si accende, ma non ci riesco perché ogni volta mi distraggo con pensieri belli, perdo il conto e poi devo ricominciare daccapo. Un cielo così brillante non l’avevo mai visto prima, eppure siamo a dicembre. Mia madre mi stringe tra le braccia mentre milioni, ma che dico, di più… di stelle ci girano intorno che se tu pure guardi in un altro punto del cielo sembra che ti seguono. Sono vicine vicine che quasi le tocco. È un giorno di festa e noi siamo in tanti, stiamo un po’ stretti, ma non fa niente.


Parlami ancora del Natale, mamma.


Tutti noi guardiamo l’albero gigantesco con la punta luminosa. Ai piedi dell’albero hanno costruito con dei legni una capanna, dove c’è una signora bellissima con un velo sulla testa che tiene in braccio un bambino appena nato che però non piange. Mamma mi ha detto che io quando ero piccolo piangevo sempre che avevo fame. Sotto la capanna, vicino alla signora bellissima, c’è un uomo con la barba che cerca di riscaldare il bambino appena nato con una fiaccola e un telo di lana vecchia. È giusto. In ogni famiglia il papà comanda e pensa alle cose da mangiare, a tutte le cose importanti. Certi vanno da loro e ci portano acqua, riso, e pure le coperte ci portano, certi invece pregano. Io non è che non ci credo in Dio, ci credo, solo che se devo decidere se giocare o pregare mi faccio venire il mal di pancia e poi vado a giocare con i miei compagni. Se chiudo gli occhi e sento i canti di quelli che cantano, mi sento come sopra un’altalena gigantesca che mi batte il cuore.


Parlami ancora del Natale, mamma.


Mamma, perché piangi? Io ho visto piangere mamma. Questa volta è diverso. Ha le lacrime, ora mi guarda, sorride e poi mi stringe forte che le lacrime mi vanno sulla faccia e poi sulla bocca e hanno il sapore del sale. Le lacrime sono salate come il mare, io lo so perché so nuotare che papà non sapeva nuotare mentre a me lo ha insegnato zio. Quando succede qualcosa di brutto, lei piange nel letto e mi dice sempre che piange perché è malata. Mi racconta una bugia, io lo so. Ma adesso non voglio pensare a questo. Voglio stare a guardare quest’albero altissimo, le stelle nel cielo, e queste persone buone.

Mamma che bel profumo che hai.


Parlami ancora del Natale, mamma.


Mamma, ti ricordi le storie che c’è sempre il finale bello? Io mi sento questo, come una storia con un finale bello, dove gli uomini malvagi annegano nel mare, e poi tutti vivono felici e contenti. Qui non ci sono quegli uomini cattivi. Guardami, mamma. Quando sarò grande, lavoro, ti compro quello che vuoi e tu devi essere fiera di me. Sì, lo so adesso sono piccolo, ma io dico quando cresco.


Parlami ancora del Natale, mamma.


Ho freddo. Mamma, dove sei mamma? Mi sono addormentato e adesso ho freddo. La gente continua a guardare l’albero. Le stelle sono sparite. Nel cielo ci sono solo nuvole, delle enormi nuvole nere. Anche l’albero, non riesco a vedere dove finisce, vedo solo la luce che si accende e si spegne. Dove sei, mamma? La famiglia sotto la capanna, loro sono ancora lì sotto. Piove. Gli uomini buoni ora urlano, litigano come quelli del mercato, solo che quelli fanno la voce forte per farsi sentire e per vendere le cose da mangiare, questi invece no. Eccoti, mamma. Abbracciami, ho freddissimo. Perché piangi? Dimmi la verità, cosa sta succedendo?


Parlami ancora del Natale, mamma.


Il vento è fortissimo. Anche l’albero si muove. Tutto si muove. Chiudo gli occhi e penso a cose belle per non avere paura. Pure che sono piccolo devo proteggere mamma come fa quell’uomo barbuto nella capanna. Il mio fratello grande è rimasto a casa, mia sorella si è sposata ed è andata ad abitare lontano (anche se non ci credo tanto perché non ci è mai venuta a trovare), papà è morto, siamo rimasti io e te, mamma. Mamma, noi siamo una famiglia, e io sono il capo. Non posso avere paura.


L’acqua che cade dal cielo picchia forte che quasi sembrano schiaffi. I rumori che vengono dal cielo sono paurosi come le bombe e i lampi e i fulmini mi accecano anche se tengo gli occhi chiusi. Sento le voci. Tutti gridano. Le donne e i bambini piangono. Questo è come il diluvio di quando avevo 5 anni. Ho mal di pancia. Mamma, devo vomitare. Apro gli occhi. La capanna con la donna bellissima è distrutta. Quelli in fondo si mettono a cantare.

Mamma, perché cantano le preghiere?


Parlami ancora del Natale, mamma.


Il fracasso come di un fulmine. Mamma, guarda, l’albero della barca si è spezzato, sta cadendo… È caduto. Aiuto, mamma. Aiuto. L’acqua è freddissima. Nuota, mamma! Quando l’acqua ti alza che tu da lontano vedi l’onda, fai un respiro e metti la testa in giù che se bevi troppa acqua del mare puoi morire. Cerca di stare a galla, mamma, muovi le braccia, raggiungiamo l’albero che non è lontano. Ora nuota con la testa in alto e respira con la bocca chiusa. Eccoci, mamma, adesso stringiti forte all’albero che galleggia e non ci fa scendere sotto. Guarda laggiù la famiglia col bambino, si sta perdendo tra la schiuma del mare. Tieniti stretta all’albero che papà diceva che prima o poi la tempesta passa. Tutti sono nel mare e gridano aiuto, uomini, donne e bambini. Meno male che mio fratello grande non c’è, che lui, pure ch’è grande non sa nuotare. Noi siamo fortunati, abbiamo l’albero che ci salva. Tieniti forte, mamma. Le onde alte ci sono, ma tu non devi bere, se no puoi morire. Stai tranquilla che qui ci sono io.


Parlami ancora del Natale, mamma.


La tempesta è finita. L’acqua è ghiacciata, ma il mare adesso è più calmo. Intorno a noi non c’è più nessuno. Solo tanti corpi morti che galleggiano. Io non ho paura dei morti, ne ho visto tanti. Mamma, mi dicevi che in Italia c’è una festa che si chiama Natale, e che fanno un grande albero e che ci mettono pure le luci che sembrano stelle che brillano. Parla, non ti addormentare, ti prego. Mi hai detto che gli italiani si scambiano i regali e che poi la notte si fanno i regali a tutti i bambini. Non chiudere gli occhi, mamma. Parlami del Natale, che tutti sono più buoni, e poi? Dimmi, raccontami… Mamma, non dormire mamma. Non lasciarmi, mamma. Non andare giù.


Parlami ancora del Natale, mamma.

Mamma!


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