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Undici del mattino

di Dino Garrafa.


In foto : Undici di mattina di Edward-Hopper


Lui arrivava alle 9.30 del mattino del sabato, portandosi dietro quell’orribile quanto amabile profumo di colonia e il suo inconfondibile e cortese sorriso di chi ha una mal celata fretta. Era facile per lui, da qui, prendere il treno per New York. L’albergo distava circa cento metri dalla stazione. Questa è Boston, uomini e donne indaffarati che camminano con passo lesto come dovessero raggiungere chissà chi o che cosa. Lei di notte sentiva i facchini italiani o portoghesi , sotto la sua finestra al primo piano del Hotel Charlestown, che trascinando pesanti carrelli carichi di valigioni che ancora profumano di cuoio e pacchi legati da nastri rossi o dorati, scandivano con la voce cantilenante, il loro passaggio. A volte le era capitato di fare sussultare l’uomo sopra di lei , fingendo di ansimare e godere, al ritmo di quelle voci .

Tutti i giorni e tutte le notti lo stesso rito. Buongiorno. La toilette con la doccia è di la. Cambiare le lenzuola cariche di umori, con quelle pulite che profumano di lavanda, dopo aver fatto godere maschi dall’odore strano, così distante dal profumo dell’amore che lei tanto sognava da bambina. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Al sabato però era diverso. O meglio, era la stessa cosa, era quell’uomo ad essere diverso. Barba rasata, cappello, cravatta e scarpe, tutto in tinta con l’impermeabile stropicciato che portava però con stile. Un sorriso disarmante e due occhi chiari che insolitamente e misteriosamente solcavano un viso squadrato, virile. Lei metteva le asciugamani ricamate in bagno, il sapone che le aveva regalato la sua amica francese, e anche le lenzuola, benché profumassero di lavanda come tutte le altre, erano uniche. Le usava solo per lui e le faceva lavare solo il mercoledì, per potere annusare, quando era sola, il profumo così simile al profumo dell’amore che sognava quando era bambina. Quel sabato, arrivò in ritardo. Stesso sorriso, stessi occhi, stesso odore di colonia, ma la fretta no, quella non riusciva proprio a nasconderla. Non le diede neanche il tempo di fare in modo lei potesse mettere in mostra il nuovo taglio di capelli. La spogliò convulsamente e la prese da dietro, senza neanche abbassarsi i pantaloni. Velocemente arrivò all’orgasmo. Velocemente andò via. Lei rimase a fissare quell’uomo, dalla finestra che dà nell’atrio dell’albergo. Nuda. Con le scarpe ancora ai piedi.

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